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Fardâ: adv. Trad. dal Persiano «Domani»
Questo progetto mette in relazione due concetti: l’antropocene e l’immortalità.
Da un lato una nuova era geologica dove l’umanità per la prima volta si ritrova principale protagonista delle modifiche territoriali e climatiche del pianeta. Un insieme di fattori che in precedenza era esclusivamente appannaggio di elementi naturali totalmente incontrollabili tali forze telluriche, glaciazioni, inversione poli magnetici ...
Da un altro, un gruppo di persone a noi sconosciute, quasi 17’000 anni fa in fondo ad un complesso di grotte a Lascaux, con pezzi di legno carbonizzato e qualche semplice pigmento naturale regalava alla storia una delle più antiche tracce della volontà umana di rappresentare il proprio mondo. Quelli che noi chiamiamo uomini primitivi e selvaggi sono riusciti a sconfiggere il corso del tempo meglio di chiunque abbia vissuto dopo di loro e i loro disegni fragili, che semplicemente con qualche colpo di mano si sarebbero cancellati, ci condannano alla coscienza della fugacità dei nostri mezzi espressivi attuali.

Quali saranno le tracce che noi lasceremo a chi tra 10’000 anni s’interrogherà su chi l’ha preceduto? Questa risposta, senza nessuna narrazione e senza nessuna cronologia é al centro di questo progetto. Un approccio multidisciplinare dove la fotografia di territorio interroga un impatto umano sul pianeta, senza tempo e senza referenze storiche che si relaziona ad un insieme di sculture e incisioni di natura astratta. Nel costruire un ipotetica traccia umana che attraversi i millenni per arrivare a chi ci succederà.

 

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